Tempi di Pandemia, i social sono ormai contaminati dalla stanchezza delle persone (sfortunatamente), ma anche e soprattutto di un’apertura dei calciatori come forse mai prima d’ora. Così anche Francesco Acerbi ha scelto di raccontare qualche aneddoto in diretta Instagram sulla pagina Che fatica la vita da bomber. Eccovi un piccolo estratto:

“Quarantena? Adesso sono un po stufo. Si vede un po di luce per quanto riguarda il calcio. Notizie certe non ce l’ha nessuno, qualche indicazione c’è ma dipende se il Governo darà il via libera. Com’è nata la storia d’amore con Immobile? Jessica è gelosa? È nata per caso, soprattutto quest’anno. È nata un’amicizia, lo coccolo sempre, gli do attenzione. Sai, mi fa anche vincere le partite. In partita gli dico ‘tocca a te far gol’, oppure ‘oh Ciro, è ora’. E poi dopo, per caso o per fortuna, segna davvero. È successo due volte di fila”

“Il gol al derbi pensavo fosse fuori, fallo, neanche me ne sono accorto. Pensavo tutto tranne che fosse gol. Non è stata una rete che ho sentito particolarmente. Il primo tatuaggio? È una corona con tutte le iniziali della mia famiglia. Non so quanti ne ho, non li conto. Ne ho uno in programma, vado molto a sensazioni. Sto su Instagram, leggo delle frasi, le tengo e poi me le tatuo. Sono single, sì. Non ho un carattere facile, la mia attenzione è molto sul calcio. A 32 anni vorrei una famiglia e dei bambini”.

Prima mi piaceva il calcio ma la testa non ce l’avevo. Mi ricordo che ho preso la bicicletta e sono andato a fare un giro. Ho pensato alla mia famiglia, non potevo dirglielo. Ho fatto l’operazione dopo qualche giorno. Non avevo forza, la seconda volta mi ha fatto capire tanto. La prima fu come se avessi fatto un’operazione di 40 minuti, niente di che. Non mi è servita come lezione. La seconda volta con le chemio è stata abbastanza pesante. È stata una questione di destino, la mia carriera ha avuto una svolta”

“Ricordate il cartellino giallo di Napoli? Non ho pensato al record, ma di lasciare i ragazzi in dieci. Dopo avremmo giocato contro il Milan. Rocchi dopo l’ho visto, mi ha detto ‘Ho sbagliato, scusami’. La prima ammonizione non c’era proprio, la seconda un po’ di più, ma avrebbe potuto chiudere un occhio. Rinvio Europei? All’inizio ho pensato ad una questione di destino. Ci tenevo, ma non sono uno che si piange addosso. Farò di tutto per farcela. Ti piacerebbe giocare all’estero? Ci sarei dovuto andare in Inghilterra al Leicester o con Mancini allo Zenit. Non ero molto sicuro, sono molto riconoscente nei confronti delle persone, della dirigenza del Sassuolo, mi hanno aiutato tanto durante la malattia. Non volevo più andare via. Un consiglio per un ragazzo che sta iniziando a giocare a calcio? Di non fare gli sbagli che ho fatto io, di concentrarsi sul pallone. Essere famoso ti può portare nella direzione sbagliata, devi essere capace di pensare al calcio. Nessuno ti non fare serate, ma al momento giusto. Ti devi focalizzare su quello che vuoi fare davvero”

“A fine carriera come mi vedo? Mi vedo stanco. Credo che farò l’allenatore. Mi piace stare col gruppo, insegnare. Nella mia testa c’è quest’idea. Scaramanzia? Ogni tanto sì. Ho le mie abitudini. Tutti i miei compagni hanno i propri “riti”, si fa tutto quello che porta bene. Giovani? Mi fa impazzire Zaniolo. Ha grande forza fisica, tiro, è un bel animale. Anche Tonali è un ottimo giocatore. Ci sono tanti bravi giocatori, quello che fa la differenza è la costanza. Cataldi è il mio vicino di spogliatoio. Dormo con Bastos, quando andiamo in trasferta preferisco da solo. Mi piace stare per conto mio”

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